Psicoterapeuta • Coach • Formatore

QUALE È IL TUO RAPPORTO COL CIBO ? QUANTO NE SIAMO DIPENDENTI?

Nell’abitudinario dell’epoca attuale, la personalità di ognuno di noi ha trovato oggi più che mai dirette correlazioni con il cibo. Mangiare nella società di oggi non presenta più solo una valenza nutritiva, ma è entrato a far parte dell’equilibrio della persona e del suo carattere. Proiettiamo sul cibo emozioni, stati d’animo e pensieri, al punto da renderlo uno specchio che ci riflette fasi di vita, percorsi di amore, ansie, paure, insoddisfazioni, tensioni lavorative.

Osservando attentamente, potremmo notare che il cibo aiuta alcune persone a rilassarsi; altri compensano col cibo le insoddisfazioni del loro quotidiano; c’è chi si premia col cibo, perché completamente preso a tollerare gli stress dei propri doveri quotidiani; altri hanno sostituito la loro sessualità o il bisogno di affetto col cibo preferito; per non parlare invece di coloro che sfogano il loro senso di impotenza sul cibo: il cibo ti ubbidisce, non si ribella mai! Ma chi saremmo senza il cibo?!

Cosa potremmo diventare senza quel termostato che autoregolamenta il nostro equilibrio emotivo, affettivo, relazionale, di cui diventiamo dipendenti in un louping psicologico e non più solo per un bisogno nutritivo? Proviamo a sospendere l’assunzione del cibo? Proviamo cioè a digiunare, cioè a togliere il cibo solido ed a nutrirci solo con liquidi per qualche giorno. Il digiuno potrebbe farci conoscere meglio alcuni aspetti importanti della nostra personalità e ci può permettere di diventare consapevoli di quegli automatismi comportamentali che effettuiamo nei confronti delle nostre frustrazioni psico-emotive e che compensiamo con il cibo.

Oltre a rigenerarci, il digiuno potrebbe fare emergere quello che siamo veramente ed aiutarci ad essere se stessi, cioè più consapevoli del nostro io, del nostro ego e di ciò che soffriamo. Così come il cibo preferito o quello più presente nella nostra dieta, può diventare la nostra “droga” intossicante primaria che anestetizza alcune dimensioni importanti del carattere latente, così con qualche giorno di digiuno,  solo a base di centrifugati freschi e spremute, potremmo far esprimere il nostro lato inconscio, “l’altro noi stessi” e scoprire riflessioni interiori che non ci aspettiamo di essere capaci. In quest’epoca così intossinante, praticare il digiuno e la disintossicazione ogni tanto, può essere molto utile.

Oltre che per recuperare gli stati stressogeni,  può creare le possibilità per comprendere i bisogni che portiamo dentro e che sfoghiamo col cibo. Quindi analizzarci nel rapporto con cibo, potrebbe stupirci e permetterci una crescita personale di cui diventare fautori e su cui favorire la nostra maturazione personale. Il digiuno e la disintossicazione possono dunque essere un’esperienza rigenerante che legata alla meditazione, rivolta alla salute ed al benessere, aiutano ad entrare in contatto con la nostra energia vitale, ma specialmente con la consapevolezza di se stessi.

 

Steve Benedettini Psicologo/coach

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